ROMA - Passata la cultura dello sfamare del nostro Dopoguerra, e con il valore della qualità del cibo che ora prevale sul mito della quantità ''oggi, dopo tanti sforzi fatti per l'accessibilità del cibo a basso costo, c'è una nuova fase di sviluppo e una nuova felicità del cibo che appaga non solo per il gusto, ma quando fa stare bene a tavola in scelte giuste per la nostra salute e per quella del pianeta". Lo ha detto Paolo Barilla, vicepresidente del Barilla Center for Food and Nutrition (Bcfn), aprendo un confronto con le istituzioni - tra i presenti il viceministro Andrea Olivero e la senatrice Leana Pignedoli (Pd) - in un dibattito su cibo e sostenibilità promosso a Roma dalla Fondazione alla vigilia della Giornata mondiale della Terra e della ratifica dell'accordo Cop21.
Nel quotidiano, osserva Barilla, "spesso ci alziamo da tavola moderatamente felici perché sappiamo di non esserci comportati in modo responsabile per il nostro benessere e per il capitale naturale che ci circonda. Ma non siamo stati educati - lamenta l'industriale della pasta e del dolciario - a una dieta sostenibile; non abbiamo avuto l'educazione per essere proattivi. Su questo tema lungimirante, per il quale si giocherà anche la sfida di sfamare un pianeta abitato nel 2015 da oltre 9 miliardi di persone, serve formazione fin da bambini. Di Dieta mediterranea ne parliamo più di quanto pratichiamo, e nei supermercati gli eccessi, nelle referenze e nelle porzioni, creano un'offerta confusiva. E' finita l'epoca del 'mangiare per tutti a basso costo', dobbiamo correlarci agli effetti degli squilibri a tavola. E Bcfn ha scoperto grandi opportunità di crescita globale nella lotta alla malnutrizione, quella degli eccessi a tavola, della fame nel mondo, delle produzioni di cibo che 'mangiano' il pianeta, impoverendo il suolo e l'acqua".
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