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Seminari per scoprire il mondo della pesca

Fish Very Good affronta divieto di ‘rigetti in mare’

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   Diventerà effettivo solo dal 2017, ma il divieto dei “rigetti in mare”, ovvero l’obbligo di riportare a terra per questioni di sostenibilità ambientale le specie considerate di scarto perché sottotaglia o “povere”, sta già facendo discutere gli operatori del settore. 

   La problematica e le sue implicazioni sono al centro dell’attenzione nell’ambito dei seminari organizzati nell’ambito di Fish Very Good, con la presentazione dei risultati di un progetto condiviso dal Gac Friuli Venezia Giulia con i Gac di Veneto ed Emilia Romagna sugli effetti derivanti dall’introduzione del divieto di rigetti a mare e sulla fattibilità di un piano specifico per l'Alto Adriatico.
   "Per ribadire l'importanza che la manifestazione vuole dare al mondo della pesca abbiamo scelto di dedicare il convegno d'apertura a una tematica di grande interesse per gli operatori locali - spiega Antonio Paoletti, presidente Gac Fvg -. Parliamo, infatti, della nuova normativa comunitaria che riguarda i 'rigetti a mare' e di un progetto che li riguarda, il progetto Rada, che ci ha visto collaborare con altri GAC dell'Alto Adriatico e di cui oggi presentiamo i risultati". Anche questa è una delle vie per sostenere lo sviluppo delle zone di pesca, su cui ha tracciato un quadro d'insieme sullo stato dell'arte a livello italiano Maurizio Tordoni , della Direzione generale della pesca marittima e dell'acquacoltura del Ministero delle politiche agricole e forestali.
L'obbligo "di rigetto a mare" per il Mediterraneo diventerà effettivo solo nel 2017, ma la preoccupazione tra gli operatori è già palpabile. La questione è presto detta: non tutto ciò che viene catturato con le reti, specie le reti da traino, arriva a terra. Una percentuale del pescato viene scartato prima ancora di toccare la banchina. Viene appunto rigettato a mare. Perché? Sono tanti i casi, ma principalmente avviene quando i pesci catturati sono sottotaglia o di specie che hanno scarso valore commerciale. La normativa europea vuole porre fine a questa pratica per favorire la sostenibilità ambientale. Ha l'obiettivo di rendere la pesca più selettiva e fornire dati più affidabili sulle catture, anche per sapere precisamente quanto e cosa viene pescato. Un obiettivo importante che però costringerà i pescatori ad affrontare un percorso di adeguamento complesso e costoso e per il quale al momento sono del tutto impreparati. Non si tratta infatti semplicemente di sbarcare tutto ciò che si è raccolto in mare. Sarà necessario posizionare gli "scarti" in un'area dedicata dei pescherecci (con relativi adeguamenti materiali), stoccarli separatamente anche una volta giunti a terra e soprattutto capire cosa farne. Ovvero attivare nuovi processi di riutilizzo o smaltimento.
   Ma nei seminari organizzati a Fish Very Good per scoprire il mondo della pesca si parla anche dell’importanza, per il consumatore e per il produttore, di un marchio di qualità per i prodotti della molluschicoltura, nello specifico di un marchio come il regionale “AQUA”, curato dall’ERSA.
   Non manca poi la questione del pescaturismo, con l’analisi di come stia prendendo piede in Friuli Venezia Giulia, con il raffronto anche con altre regioni, tra cui Campania e Sicilia.
   L’ultimo appuntamento, domenica, con l’OGS, Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, per conoscere gli affioramenti rocciosi del Golfo di Trieste, una ”risorsa per le risorse”. Poi uno sguardo al futuro, sull’innovazione nelle imbarcazioni da pesca, tra normative e opportunità.

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