(ANSA) - ROMA, 07 APR - "Utilizzare l'attuale dibattito
parlamentare in corso per la conversione del decreto Cura Italia
per sospendere fino al 30 giugno le attività di liquidazione, di
controllo, di accertamento, di riscossione e di contenzioso ed
evitare la notifica di atti in una modalità che potrebbe
rivelarsi assolutamente illegittima". Lo invoca l'Ungdcec
(Unione giovani dottori commercialisti) in una nota, perché il
'congelamento' previsto dal provvedimento "non determina una
completa inattività degli Uffici, i quali potranno continuare
tutte le attività istruttorie volte all'eventuale successiva
emanazione di provvedimenti, come chiarito sia dalla Guardia di
Finanza, sia dall'Agenzia delle Entrate". Pertanto, osserva il
sindacato professionale, se una norma del decreto "consente la
notifica a mezzo posta, con preventivo accertamento della
presenza del destinatario, o di persona abilitata al ritiro, ma
senza raccoglierne la firma e con successiva immissione
dell'invio nella cassetta della corrispondenza dell'abitazione,
dell'ufficio o dell'azienda, al piano o in altro luogo, presso
il medesimo indirizzo, indicato contestualmente dal destinatario
o dalla persona abilitata al ritiro", vi è un "un difetto di
coordinamento" legislativo che "determina una situazione
paradossale: al termine della sospensione delle attività di
liquidazione, di controllo, di accertamento, di riscossione e di
contenzioso, per il periodo dal primo al 30 giugno, si potranno
notificare i numerosi atti "accumulati" fino al 31 maggio 2020,
senza l'apposizione della firma del destinatario, in virtù di
quanto disposto" sempre dal Cura Italia. Da qui, perciò, la
richiesta dell'Ungdcec, di fermare fino al 30 giugno tale
attività, scongiurando "la notifica di atti in modalità che
potrebbe rivelarsi assolutamente illegittima". (ANSA).