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Rouch tra De Chirico e Nietzsche

A Classici 'L'enigma' il lungo back stage del regista francese

Che ci fa un regista raffinato, eterogeneo e minimalista come Jean Rouch con la sua macchina da presa antropologica nella Torino degli Agnelli e della classe operaia degli anni Ottanta? É quello che racconta 'L'Enigma di Jean Rouch a Torino. Cronaca di un film raté' documentario di Marco di Castri, Paolo Favaro e Daniele Pianciola che passerà nella sezione competitiva Venezia Classici - Documentari, alla 74/a Mostra Internazionale di Arte Cinematografica (30 agosto - 9 settembre). Rouch, etnografo, cineasta francese e uno degli iniziatori della Nouvelle Vague, a inizio anni 80 passò infatti dal fiume Niger e dalle popolazioni Dogon nella città sabauda per realizzare Enigma (1986) con un gruppo di giovani autori torinesi.

Parallelamente alla realizzazione di questo film, Marco di Castri, Daniele Pianciola e Alberto Chiantaretto girano oltre quaranta ore di materiali inediti, la maggior parte durante le riprese, la più ampia documentazione esistente dei metodi e delle tecniche di Jean Rouch e del suo cinéma verité.

Da qui questo documentario che racconta il lungo back stage dove protagonista su tutto non è certo il film che si sta girando, ma piuttosto l'artista Jean Rouch, la sua esuberanza, la sua capacità innovativa fin dentro l'errore. Una voglia di sperimentare, la sua, anticipatrice di quello che accadrà nel cinema da li a pochi anni (dalla macchina a mano al suono in presa diretta) che travolge tutto lo staff produttivo. rouch, come si vede nel documentario, è una specie di macchina da guerra che stravolge ogni progettualità predeterminata, sceneggiatura e tempi tecnici. Non solo, è anche portatore di una visione di Torino, inedita agli stessi piemontesi, ovvero quello di una città dove sono protagoniste le architetture, su tutto le piazze del grande Giorgio De Chirico e le sue statue pronte a camminare, e poi la follia di Federico Nietzsche che amò questa città dove consumò l'abbraccio con il cavallo, ultimo suo atto cosciente.

Il documentario racconta così non solo l'avventura torinese di Jean Rouch che nel 1984, dopo la proiezione di Dyonisos (1984) al festival Cinema Giovani, viene coinvolto da tre giovani filmaker, Marco di Castri, Daniele Pianciola e Alberto Chiantaretto, nel progetto di un film "dionisiaco" da realizzare a Torino, ma anche un pezzo di storia del cinema e d'Italia.Il progetto nacque in collaborazione tra Italia e Francia e coinvolse istituzioni pubbliche: Comune di Torino, Regione Piemonte, Centre Culturel Français, il Centre National de Recherches e, per la prima volta nella sua storia, la stessa FIAT, trasformando Enigma in un'operazione di prospettiva internazionale concepita all'interno del territorio urbano torinese.

Attorno al film infatti, viene organizzato il progetto L'Occhio, La Macchina, La Città: memorabili "lezioni di cinema verité" di Jean Rouch, vissute in prima persona da dieci videomakers torinesi under 30 che si confrontano con la realtà produttiva e i problemi di gestione di un vero film. Tra questi "enfants de Rouch", troviamo ad esempio i futuri registi Mimmo Calopresti, Alberto Signetto, Pierfranco Milanese, Tina Castrovilli, Mario Miyakawa, Stefano Tealdi.

Infine, in occasione del centenario del regista ed etnografo francese Jean Rouch (1917-2004), al programma del Lido in prima mondiale, l'unico film di Rouch girato a Venezia, il cortometraggio Cousin, cousine (Cugino, cugina, 1985-1987, 31', colore), con Damouré Zika e Mariama Hima.

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