Se il buon giorno si vede dal mattino c'è ben poco da stare tranquilli. Perché molti tra i ragazzi che tra pochi giorni dovranno affrontare l'esame di maturità non sembrano avere le idee chiare su quello che li aspetta. A mancare sono le basi, visto che circa 4 maturandi su 10 non conoscono le informazioni più banali legate alle prove. A fare emergere questa situazione è un sondaggio di Skuola.net, effettuato su 3500 studenti alle prese con gli esami di Stato.
Solo il 63% dei maturandi sa con esattezza in che giorno inizieranno gli scritti, il prossimo 20 giugno. Il 10% sa che è verso la metà del mese ma non saprebbe dire di preciso quando, il 9% si confonde con la data della seconda prova (21 giugno), il 4% indica il 22 giugno (giorno in cui non sono previste prove, tranne che per alcuni indirizzi). E un altro 14% confessa apertamente di non averne la più pallida idea.
Partendo da queste premesse non stupisce che, sui dettagli più pratici, anche sui più semplici, la nebbia sia ancora più fitta. Sulla prima prova: sono quasi vent'anni che le tipologie in cui si può svolgere lo scritto d'italiano sono 7 (l'analisi del testo, il tema di storia, quello di argomento generale e i quattro saggi brevi/articoli di giornale). Peccato che lo abbia saputo dire solo il 56% del campione. C'è chi di dimentica il tema d'attualità (10%), chi lascia per strada quello storico (12%), chi addirittura entrambi (7%).
I punteggi assegnati alle singole prove non fanno eccezione.
In base alle tabelle di conversione elaborate dal Miur, nelle tre prove scritte si raggiunge la sufficienza se si ottiene un punteggio minimo di 10 (sui 15 punti disponibili per ciascuna prova). Ma il 60% dei maturandi sostiene che la quota salvezza sia fissata a 12 punti. L'8%, al contrario, l'abbassa a 9 punti.
Mentre 1 su 5 - il 20% - nel dubbio si trincera dietro un 'non lo so'. Appena il 12% risponde correttamente. Discorso simile per il colloquio orale: il punteggio corrispondente alla sufficienza è 20 (su un massimo di 30)? Solamente 1 su 3 lo sa (il 33%). La maggior parte - 57% - è convinta che sia 18 (ma non siamo all'università!), il 10% spara uno 'sfidante' 22.
Tra gli altri aspetti più o meno oscuri ai maturandi non poteva mancare la composizione delle commissioni d'esame. Perché gli studenti danno la caccia ai nomi dei professori esterni ma poi non sanno quanti se ne troveranno di fronte nei giorni delle prove. La media rimane quella: solo 6 su 10 - il 61% - sono consapevoli che la commissione è formata da un presidente esterno e da sei commissari (3 interni e 3 esterni). L'11% pensava fossero otto (4+4), per giunta con il presidente interno. L'8% propone una soluzione un po' estrema: solo il presidente interno e sei commissari tutti esterni. Il 4% aumenta di quattro unità la formula giusta: presidente esterno e 10 membri (5 interni e 5 esterni).
E su quali siano i compiti di queste commissioni durante le prove di maturità, la confusione regna sovrana. Alla domanda su chi scelga le tracce del secondo scritto, diverse per ogni indirizzo, i numeri non si spostano: solo il 67% sa che se ne occupa direttamente il Miur. Per l'11% è invece una prerogativa della commissione. Assurdo quello che dice il 7%: non decide nessuno, si segue la regola dell'alternanza (spesso citata, ma del tutto ufficiosa e inattendibile). E La terza prova? Per il 23% sceglie il Miur. Ma, stavolta, è davvero la commissione a decidere le domande: cosa di cui è a conoscenza meno della metà dei maturandi (48%).
Una possibile spiegazione sul perché gli studenti hanno tutte queste lacune, secondo Skuola.net, potrebbe esserci. Va rintracciata nella scarsa dimestichezza a parlare di maturità e ad esercitarsi per affrontarla. Durante l'ultimo anno, infatti, solo il 58% ha svolto più di una simulazione di prima prova, mentre il 25% una soltanto e il 17% non si è mai esercitato in classe. Non cambia di molto il quadro per la seconda prova: il 47% ha svolto diverse simulazioni, il 34% solo una, il 12% nessuna. Leggermente meglio con le terze prove: il 70% ha cercato di prendere le misure con il quizzone numerose volte, o almeno una il 17%. Quasi nessuno - appena il 20% - ha invece provato a ricreare l'atmosfera del colloquio orale.