ROMA, 13 FEB - Dal surriscaldamento globale alle polveri sottili, "il degrado ambientale è ormai responsabile di una morte su quattro: 12,6 milioni di vittime ogni anno nel mondo, circa 200 volte più dei morti per i conflitti in atto secondo uno studio congiunto Unep-OMS del maggio 2016". A fare il punto su dati e numeri di un'ecatombe è Antonio Cianciullo, autore del libro autore di Ecologia del desiderio. Curare il pianeta senza rinunce (Aboca Edizioni, 2018), da poco uscito in libreria.
Da solo, l'inquinamento atmosferico ogni anno è causa di 7 milioni di morti premature, nel mondo. "E' una cifra superiore a quella delle vittime prodotte da fattori di rischio come la malnutrizione, l'obesità, l'abuso di alcol e droghe, il sesso non sicuro", ricorda Cianciullo, giornalista esperto di tematiche ambientali. Oltre a aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e respiratorie, ha un preciso ruolo rispetto allo sviluppo di neoplasie. Da uno studio su oltre 300 mila persone apparso nel 2013 sulla rivista Lancet Oncology: per ogni incremento di 10 microgrammi di Pm 10 per metro cubo il rischio di tumore al polmone aumenta di circa il 22%; si sale al 51% per l'adenocarcinoma. A questo, spiega l'autore, "si aggiunge il surriscaldamento, che provoca la desertificazione di aree sempre più ampie e la conseguente ondata migratoria dal sud verso il nord del mondo, con tutte le tensioni sociali di cui leggiamo nelle cronache". Un allarme che non preoccupa solo scienziati e metereologi. Con l'enciclica Laudato Sì, Papa Bergoglio ha segnato la distanza tra due approcci: da un lato "un intervento dell'essere umano sulla natura" basato sul "ricevere quello che la realtà naturale da sé permette" come è stato per secoli, dall'altro l'estrarre "tutto quanto è possibile dalle cose attraverso l'imposizione della mano umana", anche "oltre il limite", come si è fatto negli ultimi decenni.
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