Il Made in Italy nei prossimi quattro anni dovrà puntare su 15 mercati ad alto potenziale, capaci di intercettare oltre 100 miliardi di euro nel 2020. Sace ha identificato questi mercati target, che nel 2016 hanno intercettato 85 miliardi di vendite italiane (pari al 20% dell’export complessivo), in base agli indicatori di rischio, alla crescita dell’economia e della domanda, alle dinamiche dell’export italiano negli ultimi anni e al posizionamento competitivo rispetto ai nostri tradizionali concorrenti.
In prima linea ci sono la Cina e gli Stati Uniti, che offrono ottime opportunità, con una crescita media annua prevista pari, rispettivamente, al 6,2% e al 5,5% nel periodo 2017-2020. Le altre aree individuate sono: Arabia Saudita, Brasile, India, Indonesia, Kenya, Messico, Perù, Qatar, Repubblica Ceca, Russia, Sudafrica e Vietnam.
Per l'anno in corso i mercati tradizionali europei, nordamericani e asiatici contribuiranno in modo significativo alla crescita dell'export. La migliore perfomance è attesa per il Nord America (+4,9%), trainato dagli Stati Uniti, seguito dall'Asia (+4,6%), con ottime opportunità in Cina, India e Indonesia. Positive le prospettive in Europa, sia nei paesi avanzati (+3,4%) che emergenti (+2,9%). Le vendite dei prodotti italiani cresceranno anche in Medio Oriente e Nord Africa (+2,1%) e America Latina (+1,6%). Il settore di punta resta la meccanica strumentale con 85 miliardi di esportazioni nel 2016 e una previsione del +2,2% per quest'anno. Ma sarà la chimica (42 miliardi lo scorso anno) a segnare la crescita più sostenuta nel 2017 (+6,3%), seguita dai mezzi di trasporto (+5%). Buone prospettive per i comparti del Made in Italy tradizionale, tra cui spicca l'agroalimentare con una crescita del 4,6% delle vendite di alimentari e bevande.
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